SCREENING UDITIVO NEONATALE: A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA? Andrea Ciorba MD, Audiologia Università di Ferrara Dato il diffondersi sempre più capillare, nei paesi cosiddetti industrializzati, dei programmi di screening audiologico infantile, sarebbe particolarmente utile poter avviare un confronto sui dati ottenuti da tutti i promotori/fautori di tali progetti. Per tale motivo abbiamo recentemente istituito un’apposita sezione presso il forum (Domande in Italiano) del nostro sito. Il nostro progetto è finalizzato a favorire lo scambio in rete di idee, nozioni, od anche perplessità, tra coloro che abitualmente e da tempo sono impegnati nell’ambito di screening . Tale invito è soprattutto esteso a coloro che si stanno avvicinando a questo settore, in quanto potrebbero facilmente fruire della disponibilità del nostro staff scientifico e tecnico attraverso i links del forum on line. Vale la pena ricordare che sulla necessità di avviare capillarmente sul territorio lo screening uditivo, ormai concordano tutte le più importanti istituzioni internazionali (V. linee guida delle più recenti “consensus conferences”: American Academy of Pediatrics, 1999, Joint Commitee on Infant Hearing, 2000) (1,2,4). Considerando che l’ipoacusia, mono o bilaterale, è una delle più comuni patologie congenite (3,5-9%), la possibilità di identificare precocemente i soggetti affetti consente di intraprendere altrettanto prontamente gli interventi di tipo terapeutico/riabilitativo (già entro i primi 6 mesi di vita) in modo da favorire una adeguata maturazione del sistema uditivo e delle capacità cognitive necessarie all’acquisizione ed alla produzione del linguaggio (3, 5). Attualmente lo strumento considerato ideale per lo screening universale è rappresentato dalla registrazione delle otoemissioni (OAE). Si tratta di un test rapido e facilmente eseguibile; sono registrabili due tipi di risposta, per lo più dipendenti dall’integrità delle cellule ciliate esterne:
· TEOAE · DPOAE Gli studi più recenti (6, 7) hanno cercato di perfezionare le tecniche di registrazione e di misura delle OAE, ricercando il miglior compromesso fra rapidità di esecuzione ed affidabilità delle risposte. La presenza/assenza delle OAE consente di differenziare in maniera sufficientemente precisa i casi con soglia uditiva entro i 30 dB, dai casi con una sordità rilevante. I casi sospetti selezionati mediante le OAE dovranno quindi essere sottoposti a successive indagini audiologiche (ABR ed ev. elettrococleografia). REFERENCES 1. Parving A. Prevalence of Congenital Hearing Impairment and Risk Factors. Neonatal Hearing Screening. The European Consensus Development Conference on Neonatal Hearing Screening. Ed. Grandori F. and Lutman M. 1998 pp.6-10. 2. JCIH (Joint Committee on Infant Hearing). Joint committee on infant hearing position statement. American speech language and hearing association (ASHA). 2000; 23-24. 3. Moeller M.P. Early intervention and language development in children who are deaf and hard of hearing. Pediatrics. 2000; 106(3):43 4. Hayes D. Newborn hearing screening: selected experience in the United States. Scand Audiol. 2001; 30: suppl 53:29-32 5. Yoshinaga-Itano C, Sedey AL, Coulter BA, Mehl AL. Language of early and later-identified children with hearing loss. Pediatrics. 1998;102:1168–1171 6. Hatzopoulos S., Tsaknikos M., Grzanka A., Ratynska J., Martini A. A comparison of neonatal TEOAE responses recorded with linear and Quickscreen protocols. Audiology, 2000: 39, 70-79. 7. Hatzopoulos S., Petruccelli J., Giarbini N., Rossi M., Vigi V., Chierici R., Guerini P., Martini A. A comparison of distrotion product otoacustic emissions protocols in a Universal Neonatal screening (UNHS) program. J. Audiol. Med. 2001: 10; 184-199.
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