Contents of this section: Screening Neonatale a Mantova
Monici M.M., De Caria A.R.*, Carra S., Pelagatti M.C., Girelli P., Truzzi M., Taurozzi N.



La prevalenza dell’ipoacusia grave-profonda di origine genetica o congenita nella popolazione neonatale sana ed in quella a rischio audiologico e le conseguenti difficoltà psico-linguistiche e relazionali del bambino, fonti di disagio individuale e sociale, inducono gli Autori ad impostare un protocollo di screening audiologico neonatale con l’intento di ottimizzarne l’esperibilità nell’applicazione di un programma di massa. A tale scopo si sono avvalsi della registrazione delle TEOAE, che sono l’espressione di integrità anatomo-funzionale della coclea, che ha acquisito ormai, con unanime consenso, rilevanza non secondaria come test di screening audiologico neonatale.

In questo studio lo scopo è stato quello di valutare la validità della metodica con otoemissioni acustiche in uno screening di massa, che viene tuttora eseguito dal Servizio di Audiologia dell’Ospedale di Mantova su tutti i nuovi nati, con l’obiettivo di verificare la specificità del sistema e di ridurre al minimo il numero dei falsi allarmi senza inficiarne l’attendibilità. Ciò presuppone la sensibilizzazione e la collaborazione dei genitori senza che ciò comporti una condizione di eccessiva ansietà.

 

 

 

Introduzione



 

        La sordità nel bambino è sempre un problema grave e complesso. E’ necessaria una diagnosi molto precoce, possibilmente entro il 5° mese di vita, per poter prendere tempestivamente tutti quei provvedimenti terapeutici e riabilitativi di volta in volta necessari.

E’ stato calcolato con sufficiente approssimazione (ISTAT - 1992) che in Italia circa 5.000.000 di persone presentano turbe uditive, fra queste, circa 70.000 sono considerate “sordomute” o, meglio, “sorde non rieducate”, nel senso che presentano sordità profonda sin dalla nascita e conseguenti notevoli alterazioni nella formazione e nella maturazione del linguaggio, unitamente a un grave impedimento nella comunicazione verbale. Oltre 600.000 soggetti, inoltre, presentano gravi o gravissime turbe dell’udito che portano a grandi difficoltà nell’inserimento scolastico e in seguito nel mondo del lavoro (1).

Nonostante la frequenza delle ipoacusie permanenti nella popolazione infantile risulti relativamente scarsa, a livello mondiale è auspicabile un progetto comune di prevenzione sanitaria mirata ad una diagnosi precoce del danno uditivo e delle sue conseguenze, dati gli effetti devastanti che questo produce sullo sviluppo psicofisico degli individui affetti.

Molto sinteticamente, si può affermare che l’assenza o la carenza grave di informazione acustica induce nel bambino: mancata o insufficiente acquisizione del linguaggio, disturbi comportamentali e del carattere, alterazioni dello sviluppo psicomotorio, disturbi della percezione della sfera spazio-temporale (2).

L’American Academy  of Paediatrics (1999) sancisce la necessità di identificare le ipoacusie entro il terzo e non oltre il sesto mese di vita per poter garantire la piena possibilità di recupero delle abilità uditive, poiché si è dimostrato che quanto più precocemente viene ripristinata una normale stimolazione acustica, tanto inferiore risulta in seguito il gap fra bambino ipoacusico e bambino normoudente in termini di performance comunicative, linguistiche, relazionali e cognitive.

La riabilitazione può essere rapida e pressoché completa se, a una diagnosi precoce, segue l’immediato trattamento protesico e riabilitativo, che oggi si avvale di due strumenti fondamentali, vale a dire la protesi acustica e l’impianto cocleare, entrambi supportati da un adeguato training logopedico (3).

La protesizzazione acustica dev’essere immediata anche nel caso in cui la precisazione del deficit sia in dubbio. E’ più dannosa l’assenza di stimolazione acustica nel periodo di massima plasticità linguistica che il pericolo di sovrastimolazione.

Nel bambino piccolo che non abbia iniziato a parlare la protesizzazione è senza utilità se non viene affiancata da una riabilitazione logopedica. Il logopedista, in base ai risultati acquisiti, sarà in grado di confermare l’esatta impostazione di partenza o, in caso contrario o dubbio, sollecitare una revisione diagnostica.

I bambini sordi sottoposti a riabilitazione entro il sesto mese di vita acquisiscono un linguaggio ed una comunicazione verbale equivalente a quella di bambini normoacusici anche in caso di ipoacusia severa e profonda.

Da questi presupposti scaturisce la necessità di un test di screening universale infantile, inteso come un esame in grado di identificare, in una popolazione ritenuta sana, un deficit non evidente che possa causare un handicap o una disability significativa per la quale esista la possibilità di intervenire con un trattamento precoce ed efficace. Lo screening non riguarda i casi di patologia sospetta da indagare con una diversa procedura diagnostica.

I metodi convenzionali di screening comportamentale (reattometria) sono poco affidabili a causa dell’alto numero di falsi positivi e dell’inaccettabile numero di falsi negativi.

Il Boel test presenta un numero di falsi positivi dell’1,5% se usato come test di screening.

L’ABR soddisfa i criteri di affidabilità in tutti i casi, purtroppo il suo impiego, come metodica di screening, è penalizzato dal tempo richiesto per la ricerca di soglia, che quindi ne limita l’utilizzo a pochi soggetti selezionati ad alto rischio audiologico, e dal costo eccessivo in virtù delle risorse umane impiegate.

Al contrario le otoemissioni si sono rivelate di facile applicazione, di basso costo e assolutamente prive di rischi per il bambino, sono già evidenziabili in epoca precoce e facilmente registrabili approfittando dei frequenti periodi di sonno caratteristici del neonato, presentano, quindi, quelle caratteristiche di applicabilità e di affidabilità che le rendono estensibili a livello universale (4).

 

Otoemissioni acustiche come test di screening


 

        Uno dei capitoli più affascinanti della moderna audiologia è stato aperto da David T. Kemp nel 1978 con la registrazione di suoni emessi attivamente dalla coclea umana in seguito a una stimolazione sonora.

Questi suoni, chiamati otoemissioni acustiche, si presentano con un’intensità particolarmente bassa e richiedono perciò tecniche particolari per la loro evidenziazione (5).

Nonostante alcune incertezze riguardo ai meccanismi fisiologici e al tipo di strutture cocleari coinvolte, è unanimemente accettato che le otoemissioni sono generate dalla attività contrattile delle cellule ciliate esterne dell’organo di Corti e dalle caratteristiche meccano-strutturali della membrana basilare con trasformazione di energia meccanica in energia acustica.

Le otoemissioni acustiche sono presenti sia spontaneamente (otoemissioni acustiche spontanee – SOAE) sia in seguito ad una stimolazione sonora (otoemissioni acustiche evocate - EOAE) e possono essere registrate con un adatto microfono posto nel condotto uditivo esterno, dopo che hanno attraversato a ritroso le strutture cocleari, la catena ossiculare e la membrana timpanica (6).

Le otoemissioni acustiche evocate sono classificate in base alle caratteristiche dello stimolo acustico somministrato; quelle più comunemente utilizzate negli screening neonatali sono le otoemissioni acustiche evocate transitorie (TEOAE), ottenute con click o con tone-burst (7). 

Nel 1988 fu sviluppata, presso i laboratori del “Institute of Laryngology and Otology” di Londra, la prima apparecchiatura di registrazione delle TEOAE sufficientemente semplice, miniaturizzata ed economica, tale da poter essere immessa nel commercio. Questo sistema fu denominato dal nome dell’istituto e dell’anno in cui fu messo a punto “ILO 88”.

Successivamente fu immesso sul mercato un nuovo sistema capace di registrare vari tipi di otoemissioni acustiche e denominato “ILO 92”.

Nei neonati normoudenti le TEOAE sono presenti dal 99,8 al 100% dei casi, per questo è sufficiente rilevare la loro presenza per formulare la diagnosi di normoacusia.

La soglia di detezione delle TEOAE aumenta progressivamente con la perdita uditiva e sono sempre assenti nei bambini a termine in caso di ipoacusia superiore ai 25 dB (8).

La probabilità di non identificare mediante le otoemissioni un bambino ipoacusico con deficit retrococleare, nella popolazione neonatale esente da fattori di rischio audiologico, è di 1:100 (un falso negativo ogni 100 soggetti ipoacusici significa uno ogni 100.000 soggetti esaminati in caso di una prevalenza di uno per mille) (9).

Con questo studio gli Autori si sono proposti di valutare i risultati ottenuti nello screening audiologico mediante registrazione delle TEOAE. L’intento è stato quello di studiare la validità della metodica in uno screening di massa, che è tuttora eseguito su tutti i nuovi nati, con l’obiettivo di verificare la specificità del sistema e di ridurre al minimo il numero dei falsi allarmi senza inficiarne l’attendibilità. Ciò presuppone la sensibilizzazione e la collaborazione dei genitori senza che ciò comporti una condizione di eccessiva ansietà.

 

Metodi e Protocolli usati a Mantova


 

        Presso il Servizio di Audiologia dell’U.O. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “Carlo Poma” di Mantova, da luglio 2000 a dicembre 2001, sono stati sottoposti a screening audiologico, mediante TEOAE, 1998 neonati, che rappresentano il 100% dei nuovi nati nei 18 mesi di osservazione. I soggetti testati  comprendevano sia i nati a termine, normopeso, con indice di Apgar superiore a 8 e privi di fattori di rischio audiologico (1778 soggetti), sia i nati pretermine o con qualsiasi tipo di patologia evidente alla nascita, ricoverati presso l’U.O. di Patologia Neonatale (220 bambini).

La registrazione delle TEOAE è stata eseguita con Echoport-Otodynanamics ILO 288 Analyzer (Fig.1) secondo i parametri tecnici ormai accettati e standardizzati (modalità di Quickscreen) ed è stata condotta in condizioni di sonno spontaneo, dopo il pasto.



Figura 1: Echoport-Otodynanamics ILO 288 Analyzer


Nei bambini nati a termine ricoverati presso l’U.O. di Neonatologia, l’esame è stato effettuato al secondo giorno di vita nei nati spontanei e al quarto giorno nei nati da parto distocico (I step), tutti i test sono stati eseguiti presso l’U.O. di Ostetricia e Ginecologia.

Nei bambini ricoverati presso la Patologia Neonatale il I step dello screening è avvenuto qualche giorno prima della dimissione, quando peso e condizioni fisiche sono state ritenute equivalenti a quelle di un bambino nato a termine, ed è sempre stato eseguito nei locali della terapia intensiva, con possibilità di vari controlli fino al giorno della dimissione (Fig.2). 



Figura 2: Un bambino nato a termine

Se il bambino ha fallito il I step (“fail”), sia che si tratti di neonati fisiologici che provenienti dalla Patologia Neonatale, si è eseguito un test di controllo in coincidenza con la prima visita pediatrica, circa 20 giorni dopo la dimissione (II step), presso il Servizio di Audiologia (Fig.3).



Figura 3:

I “fail” persistenti alla seconda indagine, sono stati ricontrollati a distanza di 20-40 giorni (III step a circa uno-due mesi di vita). In caso di “fail” confermato, si è proceduto a: raccolta anamnestica, visita otorinolaringoiatrica, esame impedenzometrico, test audiometrici comportamentali (reattometria, Boel test) e infine ABR (Tab. 1).

 

 

 

 

 

 

 I Step con TEOAE

                       Pass                                  Fail                   

         

STOP         

 

 

    II Step con TEOAE

                                         Pass                                              Fail

                                  

STOP

                                                                 III STEP CON TEOAE

                                                                      

                                                                       Pass                            Fail

 

                                                                          STOP              ABR ed altre indagini audiologiche

 

 


Tab. 1 – Protocollo di screening attraverso TEOAE

 

Se il bambino non ha superato l’esame ABR è stato in seguito sottoposto ad una ulteriore valutazione audiologica completa al fine di verificare l’esistenza dell’ipoacusia, stabilirne il tipo e l’entità ed iniziare il programma di riabilitazione (10).

 

Risultati



 

Neonati fisiologici: dei 1778 neonati fisiologici 1689 (95%) sono “passati” al I step, con un totale di “fail” di 89 casi (5%), di cui 29 (32,6%) bilaterali e 60 (67,4%) monolaterali, con una prevalenza dei “fail” monolaterali nell’orecchio sinistro (37 a sinistra vs 23 a destra). 

Di questi 89 bambini (37 femmine pari al 41,5%, e 52 maschi corrispondenti al 58,5%) non si sono presentati al secondo controllo 8. Dei rimanenti, 63 sono passati al II step, mentre in 18 casi persisteva almeno un “fail” monolaterale.

Al III step sono passati 6 bambini, 6 sono risultati con “fail” persistente monolaterale, 5 con “fail” persistente bilaterale e uno non si è presentato all’approfondimento diagnostico.

Tutti i casi risultati “fail” al III step sono stati sottoposti ad ABR: in 6 bambini l’esame era nella norma, in 3 ha evidenziato un’ipoacusia di grado medio-lieve e nei restanti 2 un’ipoacusia di grado medio-grave (un caso monolaterale e un caso bilaterale).

Neonati patologici: dei 220 neonati ricoverati presso la Patologia Neonatale 199 (90,5%) sono “passati” al I step, con un totale di “fail” di 21 casi (9,5%), di cui 15 (71,4%) bilaterali  e 6 (28,6%) monolaterali (3 a destra e 3 a sinistra).

Di questi 21 bambini (5 femmine pari al 23,8% e 16 maschi corrispondenti al 76,2%) non si sono presentati al secondo controllo 3. Dei 18 bambini, 3 sono passati al II step, mentre in 15 casi persisteva almeno un “fail” monolaterale.

Al III step sono passati 4 bambini, 2 sono risultati con “fail” persistente monolaterale, 7 con “fail” persistente bilaterale e 2 non si sono presentati all’approfondimento diagnostico.

Tutti i casi risultati “fail” al III step sono stati sottoposti ad ABR: in 5 bambini l’esame era nella norma, in 1 ha evidenziato un’ipoacusia di grado medio-lieve bilaterale e nei restanti 3 un’ipoacusia di grado grave bilaterale.

 

Discussione


Nei neonati fisiologici si è trovata un’alterazione delle TEOAE nel 5% dei casi testati al I step, percentuale che è scesa all’1% al II step e allo 0,6% al III step. Lo 0,2% dei neonati fisiologici presentava un’alterazione del tracciato ABR (due casi di ipoacusia neurosensoriale bilaterale medio-lieve, una ipoacusia neurosensoriale medio grave bilaterale e una monolaterale). In un caso si è evidenziata un’ipoacusia di tipo trasmissivo monolaterale (0,05%).

Solo lo 0,5% dei bambini è sfuggito ai controlli successivi al primo (8,9% dei “fail” al II step e 5,5% al III step).

Nei neonati patologici si è trovata un’alterazione delle TEOAE nel 9,5% dei casi testati al I step, percentuale che è scesa al 6,8% al II step e al 4% al III step. Lo 0,9% dei neonati patologici presentava un’alterazione del tracciato ABR (una ipoacusia neurosensoriale bilaterale medio-lieve e una grave). In due casi si è evidenziata un’ipoacusia di tipo trasmissivo bilaterale grave (0,9%).

Il 2,2% dei bambini è sfuggito ai controlli successivi al primo (14,2% dei “fail” al II step e 13,3% al III step).

Se consideriamo la popolazione nel suo insieme il nostro screening neonatale ha permesso l’individuazione precoce di 9 soggetti definibili come sordi pari a 0,5%. Questo dato risulta in accordo con le percentuali di deficit uditivi neonatali riportate in letteratura, considerando sia la popolazione a rischio (nati pretermine e/o con patologie evidenti alla nascita) sia i neonati a termine senza evidenti fattori di rischio audiologico (11,12,13).

                                                                      

Conclusioni


Fra gli obiettivi sanitari occorrerebbe dare preminenza alla diagnosi precoce e all’attuazione di misure preventive intese all’identificazione universale di tutte le ipoacusie in grado di interferire con un normale sviluppo del linguaggio.

E’ opportuno sottolineare come sia vantaggioso avvalersi di metodiche obiettive in età molto precoce sia per una pronta identificazione delle turbe uditive, sia per la maggiore facilità di esecuzione degli esami condotti durante il sonno spontaneo del bambino nell’epoca neonatale.

I criteri che debbono guidare la scelta delle metodiche impiegate per realizzare i depistage di massa della funzione uditiva devono rispondere a particolari esigenze.

Tali criteri comprendono:

·    l’accettabilità – sia da parte del personale che esegue lo screening, sia da parte della popolazione che lo subisce;

·    la semplicità – impiego delle attrezzature meno complesse e di costo più contenuto;

·    l’attendibilità – stabilità e ripetibilità dei risultati, verificate attraverso l’interosservazione, l’interprova e il test-retest;

·    la validità – percentuale di successo diagnostico nei soggetti ipoacusici (14).

Le otoemissioni si sono dimostrate un test affidabile che consente di individuare in maniera oggettiva i soggetti con funzione uditiva integra rispetto a quelli ipoacusici, con una facilità e rapidità di esecuzione (cinque minuti circa) inusuali per le tecniche abitualmente utilizzate nella diagnosi audiologica infantile e con un basso costo sia economico che di risorse umane.

I limiti di tale tecnica sono costituiti dalla possibile, anche se rara, presenza di falsi positivi (talvolta difficoltà tecniche di registrazione e/o caratteristiche fisio-anatomiche neonatali inducono un’assenza parziale o totale delle otoemissioni) e dall’impossibilità di effettuare una diagnosi della sede e del tipo di ipoacusia eventualmente riscontrata sulla base delle sole otoemissioni. Questo limite è facilmente superabile indirizzando i casi dubbi verso indagini fondamentali per un migliore inquadramento (ABR).

Lo screening audiologico non è diventato ancora routine a causa delle limitazioni tecnologiche e metodologiche esistenti, di un diffuso atteggiamento attendistico da parte del medico e dei genitori, della paura di incrinare il rapporto genitore/figlio notificando l’anomalia del bambino, dell’ignoranza dell’epoca in cui è possibile effettuare la diagnosi ed infine dei costi notevoli: lo screening non è mai semplice (15).

 

 

Bibliografia


 

1. Rollandi G.La prevenzione e la diagnosi precoce. I disturbi dell’udito nel bambino. Milano: Utet Periodici, 2000.

 

2. Cavallazzi G.M. La patologia uditiva in età pediatrica. I disturbi dell’udito nel bambino. Milano: Utet Periodici, 2000.

 

3. De Caria A.R. La protesizzazione acustica. I disturbi dell’udito nel bambino. Milano: Utet Periodici, 2000.

 

4. Pelosi G., Hatzopoulos S., Chierici R., Vigi V., Martini A. Valutazione di un protocollo TEOAE lineare nello screening audiologico neonatale: studio di fattibilità. Acta Otorhinolaryngol Ital 18, 213-217,1998.

 

5. Bonfilis P. Avan P. Distortion Product of Otoacoustic Emissions. Arch Otolaryngol Head and Neck Surg 118, 1069-1076, 1992.

 

6. Del Bo M., Giaccai F., Grisanti G. Manuale di Audiologia. Milano: Masson, 1995.

 

7. Perez N., Fernandez S., Espinosa J.M. Distortion of otoacoustic emission. Acta Otorrinolaringol Esp 44(4), 268-272, 1993.

 

8. Martini A., Trevisi P. Prevenzione e screening dei deficit uditivi. I disturbi dell’udito nel bambino. Milano: Utet Periodici, 2000.

 

9. De Caria A.R., Monici M.M. Le otoemissioni acustiche. ORL Update. Milano: CRS Amplifon, 1999.

 

10.   White K.R., Vohr B.R., Beherens T.R. Universal newborn screening using transient evoked otoacoustic emission: result of the Rhode Island Hearing Assesment Project. Semin Hear, 14, 18-29, 1993.

 

11.   Molini E. Teoae e screening audiologico neonatale. Le otoemissioni acustiche. Milano: CRS Amplifon, 2000.

 

12.   Kemp D.T. The past and present status of hearing screening technology. ECSNHS edited by Grandori & Lutman, 21-24, 1998.

 

13.   Pastrin G., Sergi P. Screening audiologico universale neonatale: esperienza presso la Clinica Mangiagalli di Milano. Le otoemissioni acustiche. Milano: CRS Amplifon, 2000.

 

14.   Quinonez R.E. Crawford M.R. Longitudinal distortion-product otoacoustic emission latency change in preterm neonates. Acta Otolaryngol (Stockh) 118, 26-31, 1998.

 

15.   Cianfrone G. Limiti e vantaggi di un programma consorziato interospedaliero in Italia. Le otoemissioni acustiche. Milano: CRS Amplifon, 2000.



Data      : Dicembre 2002
Risponsabile:  Monici M.M. e De Caria A.R
Indirizzo: U.O. di Otorinolaringoiatria, Ospedale "Carlo Poma", Mantova
FAX: 
Email: De Caria A.R



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