Screening Neonatale: Diagnosi Precoce Della Sordita' Infantile

 

Silvano Prosser, Unità Operativa di Audiologia

 

 

Le linee guida delle più recenti “consensus conferences” (per es.: American Academy of Pediatrcis, 1999) sottolineano la necessità di avviare i programmi di riabilitazione per la sordità infantile il più precocemente possibile. La finalità è di favorire la maturazione del sistema uditivo e delle capacità cognitive ad esso correlate secondo i tempi naturali, facilitando così il substrato funzionale necessario all'acquisizione e alla produzione del linguaggio (Yoshinaga-Itano e coll, 1995, 1998; Carney e coll, 1998). La identificazione dei casi di sordità dovrebbe avvenire entro i 3 mesi di vita, e i primi interventi riabilitativi a 6-8 mesi. Si ritiene che anche sordità  con soglia uditiva a 30-40 dB per le frequenze medie (0.5-2 kHz) o sordità unilaterali,  possano interferire con un regolare sviluppo del linguaggio ( Blair, 1985; Oyler e coll, 1988; Karchmer e coll, 1999; Stelmachowicz 1999). Pertanto i programmi di diagnosi precoce della sordità infantile devono essere strutturati in modo da fornire delle misure di soglia quanto più possibile precise. Tali programmi sono delineati in due fasi, la prima di screening, la seconda di diagnosi.

 

Screening neonatali.

 

Generalità

 

Qualsiasi screening, indipendentemente dallo strumento usato suddivide la popolazione in due categorie: "pass" (soggetti probabilmente  sani) e "fail" (soggetti probabilmente malati). In base agli errori insiti  in ogni procedura di screening  i risultati finali, controllati con una successiva procedura di diagnosi rientrano in 4 categorie: HIT,  malati correttamente identificati dallo screening;  Co.Rj. (correct rejection), sani correttamente identificati; MISS,  malati identificati come sani dallo screening; FaAl (false alarm),  sani identificati come malati dallo screening. L’efficienza di uno screening è tanto più elevata, quanto più piccola è la proporzione di errori. Uno screening molto efficiente dovrebbe avere una sensibilità (n. malati/(n.hit+n.miss)*100) ed una specificità (n.sani/ (n.CoRj+FaAl)*100 ) oltre il 95%.

La scelta dello strumento di screening è legata al contesto socioeconomico, agli aspetti organizzativi ed alle risorse economiche (Bola, 2001). Nello screening della sordità neonatale  sono stati più frequentemente utilizzati strumenti clinici (registro per alto rischio di sordità), l'osservazione  di risposte comportamentali riflesse indotte da stimoli acustici (reattometria), ed altre tecniche che registrano dati obbiettivi .

Se uno screening è applicato utilizzando solo il registro di alto rischio (tab.I),  un certo numero di casi  può sfuggire all’identificazione precoce.

 

Tab. I

 

JCIH 1994, suggerito per neonati

 

1. storia clinica di sordità neurosensoriale infantile ereditaria

2.infezioni fetali (TORCH)

3.anomalie cranio-facciali

4.peso alla nascita < 1500 g

5.iperbilirubinemia che richiede emotrasfusione

6.farmaci ototossici

7.indice di Apgar 0-4 a 1 minuto o 0-6 a 5 minuti

8.ventilazione meccanica per 5 x più giorni

9. stigmate o segni clinici associati a sindromi che includono sordità trasmissiva o neurosensoriale.

 

Di fatto, le condizioni tipiche di rischio si riscontrano con maggior probabilità nei neonati ricoverati nelle terapie neonatali intensive (NICU) fra i quali la prevalenza di sordità può essere stimata fra il 3 e il 7 %. Al contrario,  casi di neonati senza alcun problema durante la  gravidanza o alla nascita possono "passare" il vaglio del registro,  pur essendo affetti da sordità (Turner e coll, 1992). La maggioranza di questi casi è costituita  da sordità determinate da errori genetici che nell'insieme  rappresentano circa il 50% delle  forme neonatali. Per tali motivi viene oggi suggerito di applicare lo screening a tutta la popolazione neonatale, indipendentemente dalle condizioni di rischio (Gravel e coll, 1999; Dalzell e coll., 1999).

 

Risposte comportamentali

 

Le risposte comportamentali non condizionate,  che si possono ottenere in risposta ad uno stimolo di intensità medio-elevata risentono della maturazione del sistema uditivo. Dalla nascita fino ad 1 anno di età  le risposte si sviluppano inizialmente da una reattività aspecifica alle variazioni di stato ambientale,  progredendo poi fino a reazioni motorie più complesse, finalizzate alla ricerca della sorgente sonora (tab. II). Oltre all'ampia variabilità inter-individuale delle risposte non condizionate, un'altra fonte di variabilità che può  condizionare i risultati dello screening è il grado di esperienza dell’esaminatore nel valutare la consistenza o l’assenza di queste risposte.  La sensibilità di questi screening può allora diventare molto bassa, obbligando a procedure di retest  o diagnostiche non sempre sostenibili dalle strutture sanitarie. Per tali motivi è preferibile utilizzare strumenti di screening che consentono la raccolta di dati obbiettivamente misurabili. 

 

 

 

Tab. II . Risposte non condizionate in relazione all'età e all'intensità di stimolazione

 

età                  dB SPL(rumore)           risposta più tipica

0-6 sett.          50-70                          apertura occhi, "blink", risveglio,  reazione d'allarme

6 sett-4 mesi   50-60                          spostamento occhi, acquietamento, "blink"

4-7 mesi          40-50                          volge il capo verso la sorgente (orizzontalmente)

7-9 mesi          30-40                          localizzazione diretta piano orizzontale

9-13 mesi        25-35                          localizzazione diretta piano verticale

13-16 mesi      25-30                          completamento localizzazione

________________________________________________________________________________( modificato da Northern e coll, 1978)

 

Impedenzometria

 

L’impedenzometria offre informazioni sulla funzionalità dell’orecchio medio, ed indirettamente attraverso la registrazione del riflesso cocleo-stapediale, dell’orecchio interno. L’impedenzometria in età immediatamente post-natale può produrre risultati falsi o non essere eseguibile (Keefe e coll, 1996), perchè orecchio esterno e medio in certi casi non sono ancora perfettamente aereati. Il dato usufruibile per lo screening è la soglia del riflesso stapediale, qualora il timpanogramma permetta di escludere un disordine dell'orecchio medio. In particolare la presenza del riflesso in risposta ad uno stimolo a banda larga e ad un'intensità di circa 80 dB HL, esclude una sordità di entità rilevante.

La differente soglia di evocazione del riflesso stapediale per rumore a banda larga e per toni puri (per questi più elevata di oltre 10 dB) tipica dei normoudenti, talvolta indicata come "test di predizione" (Hall 1978), si può prestare anche a valutare sommariamente l'entità di una perdita uditiva neurosensoriale. Quando la differenza di soglia del riflesso stapediale evocato da rumore e toni puri è inferiore a 10 dB si può sospettare una sordità rilevante.

 

Emissioni Otoacustiche

 

          La registrazione delle emissioni acustiche rappresenta uno strumento attualmente considerato ideale per lo screening universale, data la rapidità (3-5 minuti per soggetto) e la facilità con cui può essere eseguita. Sono utilizzabili due tipi di risposta entrambi rappresentativi di prodotti acustici della coclea, e dipendenti dall’integrità del sistema delle cellule cigliate esterne (Gorga, 1993; Prieve e coll, 1993, Prieve e coll, 1997). L'assenza di tali risposte è indicativa di una soglia uditiva superiore  a 40-50 dB HL.

1.      le TEOAE  (Transiently Evoked Otoacoustic Emissions) si ottengono in risposta a stimoli transitori di circa 80 dB SPL:  la loro presenza è determinata da quote di energia acustica trasmesse  dalla coclea per via retrograda attraverso l'orecchio medio (Fig.1).

Fig. 1

 

La registrazioni delle emissioni otoacustiche è uno strumento di screening attualmente considerato ideale per l’applicazione a tutta la popolazione (universale). Le emissioni  dipendono dall’integrità del sistema delle cellule cigliate esterne. Le TEOAE sono prodotti acustici della coclea, in risposta a stimoli transitori:  per uno stimolo pari a 82 dB SPL, nel caso della figura, si ottiene  una risposta di 21.6 dB, che emerge chiaramente dal rumore di fondo (inserto a destra).  La  presenza delle TEOAE è associata a soglie uditive entro 40-50 dB HL.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


2.      Le DPOAE (Distorsion Product Otoacoustic Emissions) sono evocate da coppie di stimoli tonali, con un rapporto di frequenza pari a 1.22 (ad esempio f1=1kHz, f2=1.22 kHz). In risposta a questo suono complesso la coclea genera, e riflette in via retrograda, delle altre frequenze, la più intensa delle quali corrispondead una frequenza di  2f1-f2. Inviando coppie di toni con frequenze di f2 uguali a quelle utilizzate in audiometria si può costruire un DP-gramma: questo rappresenta l’ampiezza del prodotto di distorsione alle varie frequenze di stimolazione (Fig.2) Le condizioni di presenza/assenza delle DPOAE separano abbastanza precisamente i casi con soglia uditiva entro 30 dB  dai casi con soglia oltre 45 dB.

 

 

 

 

 

 


 

Fig.  2

 

Le emissioni costituite da prodotti di distorsione sono evocate da coppie di stimoli tonali, con un rapporto di frequenza pari a 1.22 (ad esempio f1=1kHz, f2=1.22 kHz). In risposta a questo suono complesso la coclea genera, e riflette in via retrograda, delle altre frequenze, la più intensa delle quali corrisponde ad una frequenza di  2f1-f2. Inviando coppie di toni con frequenze di f2 uguali a quelle utilizzate in audiometria si può costruire un DP-gramma (inserto a destra): questo rappresenta l’ampiezza del prodotto di distorsione alle varie frequenze di stimolazione. Anche tali risposte dipendono dall’integrità delle cellule cigliate.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Le emissioni (sia TEOAE che DPOAE) sono particolarmente sensibili alla funzionalità della coclea per le frequenze acute (oltre 1 kHz), mentre risultano meno sensibili per le frequenze più gravi.

 

Poiché la registrazione delle emissioni analogamente alle registrazioni impedenzometriche, richiede una piccola sonda collocata nell'orecchio esterno, lo screening potrà fornire un certo numero di "falsi allarmi",  solitamente determinati da condizioni di scarsa aereazione dell' orecchio esterno e medio  (Doyle e coll, 1997).  Si è inoltre dimostrata l'evenienza, rara, di casi di  sordità con otoemissioni presenti (risultati falsi : "miss"): per questi, attualmente definiti genericamente come casi di "neuropatia uditiva" , si è avanzata l'ipotesi  che la sordità sia sostenuta da lesioni selettive al sistema delle cellule cigliate interne ( Starr e coll, 1996; Berlin e coll., 1999).

 

ABR (Auditory Branstem Response)

 

Utilizzando l’ABR nello screening neonatale l’obbiettivo è di riconoscere una risposta evocata da stimoli di intensità uguale o inferiore a 40 dB nHL L’ esame  inizia con la massima intensità di stimolazione (90 dB nHL) per poi proseguire con un intensità intermedia ed infine a 30 o 40 dB nHL. Questo livello ("criterio") è ritenuto indicativo di una funzionaltà uditiva normale, o di una lieve sordità che comunque permette un normale sviluppo del linguaggio. I casi in cui la risposta non è definita nelle sue componenti, e i casi in cui la risposta è definita a livelli superiori al criterio, sono considerati "fail".  Nella valutazione delle risposte del neonato occorre tener conto che  morfologia e latenza delle varie onde sono diverse da quelle dell'adulto, , a causa  dell'immaturità della via uditiva troncoencefalica. Le latenze e l’intervallo I-V nel neonato hanno tipicamente valori più elevati dell’adulto, tendendo a normalizzarsi fra i 18 e i 24 mesi di età .  Per l'uso dell'ABR nello screening sono state messe a punto procedure che rilevando automaticamente la presenza o l'assenza della risposta,  permettono di ridurre costi e tempi dell'esame (Mason e coll, 1998).

 

 

Procedure diagnostiche

 

Generalità

 

Tutti i bambini identificati come probabilmente affetti da sordità ("fail") dalle procedure di screening dovrebbero essere inseriti in un programma di controlli medico-audiologici a partire dai tre mesi di età. L'obbiettivo è la conferma del livello uditivo e la definizione dell'eziologia della sordità e delle opzioni di trattamento. Tale obbiettivo richiede la partecipazione di audiologi, neonatologi e pediatri. La definizione del livello della soglia uditiva  deve avvalersi di più test usati in batteria, basati su risposte sia elettrofisiologiche che comportamentali,  in modo da poter eseguire dei controlli incrociati (Jerger e coll, 1976). Per bambini entro i sei mesi di età la batteria di test dovrebbe iniziare con la storia clinica individuale e famigliare, e dovrebbe comprendere una misura elettrofisiologica come l'ABR (Siniger e coll, 1997, Stapells e coll., 1995). Inoltre la batteria può essere completata da timpanometria e reflessometria stapediale, e da test di osservazione di risposta ai suoni. Per bambini da 6 a 36 mesi di età  la batteria può includere oltre ai precedenti, anche l'elettrococleografia (EcochG), test comportamentali di audiometria a risposte condizionate o a rinforzo visivo,  misure di detezione e di riconoscimento di stimoli verbali  (Gravel e coll, 1999).

I tentativi di ottenere potenziali evocati maggiormente sensibili alle frequenze inferiori a 1 kHz  (ABR con stimoli tonali e mascheramenti selettivi, risposte a latenza media (MLR: Middle Latency Response), potenziali corticali a latenza lunga (SVR: Slow Vertex Response) non hanno dimostrato la possibilità di ottenere risultati affidabili in termini di precisione di soglia.  La durata degli esami, la eccessiva variabilità dei risultati,  talvolta condizionata dall’intervento di fattori come la vigilanza o il sonno ostacolano di fatto il loro impiego clinico.  ABR e EcochG sono ritenuti fino ad oggi le procedure più affidabili per misurare la soglia uditiva nei bambini in cui si sospetti una sordità. Di seguito vengono riportate in dettaglio  le caratteristiche delle principali indagini elettrofisiologiche e di audiometria comportamentale.

 

Potenziali uditivi evocati del tronco.

 

(Le sigle ABR:Auditory Brainstem Response; BAEP: Brainstem Auditory Evoked Potentials; BSER: Brain Stem Evoked Response sono usate indifferentemente) .

I potenziali uditivi del tronco encefalico sono costituiti da una serie di onde ( I, II, III, IV, V,VI) che si sviluppano entro 10 ms dall'invio dello stimolo (Fig.3), e rappresentano la risposta elettrica della via uditiva nella porzione compresa fra il n.8° ed il collicolo inferiore. L'esame richiede l'applicazione di 3 elettrodi superficiali, sulla cute del cranio. Non è necessaria alcuna preparazione particolare, nè alcuna forma di partecipazione attiva da parte del paziente, tranne eventualmente il controllo di movimenti involontari del collo. Nei neonati e nei bambini fino a 4-5 mesi di età l'esame viene facilmente condotto

 

 

Fig. 3

 

L’ABR ottenuto alla massima intensità di stimolazione è tipicamente rappresentato da 6-7 onde o componenti (numeri romani). Riducendo l’intensità, oltre ad un aumento di latenza, si assiste ad una progressiva riduzione nella definizione delle componenti. A basse intensità solo l’onda V risulta ben visibile. Su tale componente viene valutata la soglia uditiva, con un “errore” stimato di circa 10 dB. (per es. soglia  onda V a 40 dB, soglia audiometrica a 2-4 kHz a 30 dB).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


durante il sonno spontaneo. Nei bambini più grandi è talvolta necessaria una blanda sedazione farmacologica.  Dall'ABR si ottengono informazioni obbiettive che consentono di risolvere con una precisione molto elevata, tre ordini di problemi:

 

a. Determinazione obbiettiva di soglia.

 La componente più rilevante (onda V)  fra quelle che costituiscono l'ABR è normalmente identificabile con intensità di stimolazione molto vicine alla soglia psicoacustica, e come tale assume un valore di indicatore di soglia (Hyde e coll, 1998).  Poichè i potenziali del tronco sono ottenuti non da stimoli tonali, ma da stimoli transitori (click), il livello di soglia indicato dall'ABR corrisponde mediamente al campo di sensibilità uditiva compreso fra le frequenze 1 e 4 kHz. Con questa tecnica  il livello di soglia può essere stimato in eccesso (peggiore del reale) per un valore da 5 a 15 dB La mancanza dell'onda V, per elevata intensità di stimolazione (90 dB nHL),  diviene un indice obbiettivo di sordità profonda. Il limite dell'esame è costituito dalla impossibilità di definire precisamente i valori di soglia  alle frequenze indagate dalla audiometria tonale.

La possibilità di falsi risultati, nell'adulto come nel bambino, è legata all'eventualità che la registrazione sia "contaminata" da artefatti  miogenici, che per la contrazione volontaria o involontaria della muscolatura della faccia e del collo si possono sovrapporre alle risposte a genesi neurale. Un ulteriore sorgente di errore è costituita dal profilo della soglia uditiva. Questa  ha un effetto assimilabile ad un filtro nei confronti delle quote di energia contenute nello stimolo. Così soglie uditive in discesa sulle frequenze acute  tendono a modificare l'onda V, che risulterà di latenza aumentata e di ampiezza ridotta,  poichè ad essa contribuirà maggiormente l'attività neuroelettrica dipendente da porzioni più apicali della coclea. In tali situazioni la soglia dell'onda V può essere peggiore della soglia tonale a 1-4  kHz. Soglie uditive in salita sulle frequenze acute possono dar luogo a risposte ABR con onda V a latenza ed ampiezza normale, con soglia che corrisponde più precisamente alla soglia tonale a  4 kHz. Un'altra possibilità di falso risultato è data dall'esistenza di disfunzioni troncoencefaliche che alterano l'ABR (vedi paragrafo successivo).

Tecniche di registrazione simili all'ABR, ma che usano stimoli tonali modulati in ampiezza ed in frequenza sono stati recentemente applicati per ottenere misure di soglia più specifiche in frequenza (John e coll, 2001).  In alcuni casi le soglie così ottenute sembrano concordare entro 15-20 dB con le soglie psicoacustiche, anche per le frequenze di 0.5 e 1 kHz.

 

b) Topodiagnosi delle ipoacusie.

Valutando i parametri di latenza delle onde dell'ABR ottenuti alle varie intensità di stimolazione,  è possibile, calcolando  alcuni indicatori diagnostici (funzioni intensità-latenza) distinguere fra ipoacusie trasmissive e neurosensoriali, e soprattutto nell'ambito di quest'ultime separare quelle da lesione cocleare da quelle da lesione retrococleare. In pazienti con una soglia uditiva superiore a 80-85 dB HL alle frequenze 2 e 4 kHz, è difficile  identificare l'onda V e le altre onde dell' ABR, e quindi ricavare da esse qualche dato significativo per la diagnosi.

 

c) Valutazione dell'integrità funzionale delle vie uditive centrali.

Lesioni localizzate al tronco encefalico che direttamente o indirettamente interessano le vie uditive possono alterare i parametri dell'ABR. Tali alterazioni sono talvolta "isolate", osservabili cioè in concomitanza di reperti audiometrici assolutamente normali. Condizioni di grave dismaturità delle vie uditive centrali, lesioni vascolari del tronco, lesioni degenerative del sistema nervoso centrale, tumori extra ed intraassiali costituiscono le patologie più frequenti in cui l'ABR può risultare alterato, anche in presenza di una normale funzionaltà della periferia uditiva (Kraus, 1984). In tali casi l'ABR alterato può essere fonte di errori diagnostici : un bambino può ricevere una diagnosi di sordità, pur avendo una normale soglia uditiva. Un' utile applicazione dell'ABR è nel campo della neurologia pediatrica, in quanto dall'epoca della nascita fino a circa il primo anno di vita, i parametri della risposta sono  correlati al grado di maturazione del sistema nervoso centrale.

 

Elettrococleografia.

 

Costituisce il metodo di seconda scelta, dopo l'ABR,  se questo non ha portato a risultati conclusivi,  per valutare la funzionalità uditiva periferica in età infantile (Arslan e coll, 1983). Attraverso l'ECochG vengono registrati i potenziali generati nella coclea: i potenziali di recettore (microfonico cocleare, MC, e potenziale di sommazione, PS) e il potenziale d'azione (PA) globale del n.8°  (Eggermont, 1974). Come per l'ABR, gli stimoli, sono costituiti da transitori (click), inviati ad un ritmo di stimolazione di 10-7/sec.   I potenziali vengono registrati mediante un elettrodo che sotto controllo micro-otoscopico viene posto sulla superficie cutanea del condotto uditivo esterno, a 2 mm dall'inserzione della membrana timpanica, o secondo un'altra tecnica (elettrodo ad ago) inserito nell'orecchio medio attraverso la membrana timpanica (Coats, 1986). La stimolazione viene eseguita, per ogni livello di intensità, suddividendo il numero degli stimoli in due metà: la prima utilizza transitori in forma di rarefazione ("click negativi") , la seconda transitori in forma di compressione ("click positivi"). Entrambe le risposte a click negativi e positivi , mediate dal calcolatore, sono costituite da una forma d'onda complessa, che incorpora sia PA che MC.  I due potenziali tuttavia si differenziano perchè il PA, indipendentemente dalla polarità dello stimolo, se negativo o positivo, è caratterizzato sempre dalla stessa polarità (un'onda negativa), mentre il MC, che appare di forma simile a una sinusoide, ha fasi invertite coerentemente con la polarità di stimolazione. Per tale motivo, sommando i tracciati delle risposte  ottenute rispettivamente a click di rarefazione e compressione, il MC tende ad annullarsi, risultando solo il PA. E al contrario, sottraendo le due risposte, si annulla il PA e si ottiene il MC.

 


 

Fig.4

 

Il PA rappresenta l'attivazione simultanea delle fibre che compongono il nervo cocleare (potenziale neurale).  Il MC è in relazione a fenomeni elettrici che si sviluppano a livello delle cellule cigliate (potenziale di recettore). Riducendo l'intensità di stimolazione la latenza del PA aumenta, e la sua ampiezza si riduce, fino a raggiungere la soglia del PA. Al contrario, la latenza del MC non varia, mentre la sua ampiezza si riduce progressivamente. Nel normoudente la soglia del PA è tipicamente a 0-5 dBnHL. Espressa in dBpe SPL tale intensità corrisponde a 35-40.

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il MC è generato dal movimento della membrana basilare, ed è probabilmente in relazione a fenomeni elettrici che hanno luogo a livello delle cellule cigliate. Il PA, essendo generato dalla depolarizzazione  sincrona delle fibre del nervo 8°, conseguente alla depolarizzazione delle cellule cigliate,  rappresenta l'evento elettrico indicatore della sensibilità uditiva.

Nei bambini l'esame richiede una sedazione profonda, o nel caso si usi un elettrodo ad ago, l'anestesia generale. Per tale motivo, si suggerisce di usare questa tecnica in bambini di età superiore a 8-10 mesi di età. Con l'ECochG la soglia elettrofisiologica coincide con la soglia psicoacustica (Fig.4). Il limite, come nell'ABR, è costituito dal fatto che  la soglia del PA corrisponde alla soglia tonale media alle frequenze fra 1 e 4 kHz.

In pazienti con soglie uditive superiori a 90 dB HL fra 1 e 4 kHz è possibile osservare solo la presenza del microfonico cocleare, mentre è assente il PA. In questi casi la diagnosi sarà di ipoacusia superiore a 90 dB HL.  Quando il PA è presente, dalla sua morfologia e dalle variazioni dei suoi parametri di latenza ed ampiezza in funzione dell'intensità di stimolazione, si possono ricavare informazioni sulla natura della ipoacusia, se trasmissiva o neurosensoriale,  sul profilo della soglia uditiva (ipoacusia pantonale, più accentuata per alte frequenze ecc.) nonchè sull'esistenza del fenomeno del recruitment, tipico delle cocleopatie.

L'ECochG non ha controindicazioni, se non quelle relative all'uso di una sedazione profonda o all'anestesia generale, quando si utilizzi la tecnica con elettrodo transtimpanico. La perforazione della membrana timpanica causata dall'infissione dell'elettrodo ad ago guarisce in 2-3 giorni ed il rischio di flogosi timpaniche secondarie è praticamente inesistente. L'ECochG eseguita in entrambi gli orecchi, e tenuto conto dei tempi di induzione del sonno o dell'anestesia e del risveglio, ha una durata variabile fra 1 e 2 ore.

 

Audiometria comportamentale

 

I metodi diagnostici di audiometria comportamentale, indicati per bambini fra 6 e 36 mesi (Widen, 1993, Diefendorf e coll, 1996), se adeguatamente utilizzati permettono di acquisire informazioni rilevanti e sorprendentemente affidabili sulla soglia uditiva e sulle abilità uditive, non rilevabili con  ABR ed EcochG.  Tali metodi sono a tutt'oggi insostituibili per misurare la soglia sulle frequenze gravi, o per misurare il guadagno funzionle di una protesi acustica. Dall'età di 6 mesi nel bambino si può ottenere una risposta condizionata ai suoni, per lo più  la rotazione del capo in direzione della sorgente sonora. Usando un rinforzo positivo, ed esempio un giocattolo luminoso, si contrasta il fenomeno di abitudine che interviene invariabilmente dopo poche risposte.  Anche con questi accorgimenti tuttavia, la raccolta dei dati difficilmente può  esaurirsi in un'unica sessione di esame, ma richiede talvolta un numero elevato di osservazioni in tempi diversi. Perciò si ritiene che tale tecniche siano più facilmente applicabili in ambiente riabilitativo, dove l'indagine può essere facilitata dalla famigliarità del bambino con l'ambiente e con il personale (Bess e coll, 1996)..

Le  tecniche più usate sono definite come "visual reinforcement audiometry" (VRA) e "conditioned orienting response audiometry" (COR)  (Liden e coll, 1969) . La prima usa come risposta la rotazione del capo verso la sorgente sonora, con il rinforzo di un giocattolo luminoso. Nella seconda il bambino deve rivolgersi  alla sorgente prima che si illumini il rinforzo visivo, e questo viene illuminato solo se il bambino si gira verso il lato corretto.

L'affidabilità dei risultati può essere fortemente condizionata  dall'ambiente in cui vengono svolti gli esami. La stanza, possibilmente insonorizzata, deve poter ospitare oltre al bambino, anche un genitore, l'esaminatore, l'audiometro, i giochi, uno schermo video-TV, e gli altoparlanti.  Talvolta i test vengono condotti da 2 esaminatori, uno all'interno della stanza, che controlla il comportamento del bambino, ed uno all'esterno che pilota stimoli e valuta risposte. (Fig.5).

Con questo tipo di audiometria si possono usare tutti gli stimoli,  in campo libero, in cuffia, per via ossea, posto  che siano correttamente calibrati. Nei bambini più piccoli può essere difficile far loro tollerare le cuffie, e quindi si ritiene più vantaggioso usare  stimoli in campo libero. Alcuni esaminatori iniziano l'esame con stimoli verbali (brevi richiami), per poi passare agli stimoli utili per individuare la soglia uditiva. L'attenzione del bambino dura molto poco, quindi l'esaminatore deve essere abile ad ottenere il massimo di informazione con il più piccolo numero di stimoli. Può essere utile variare il tipo di stimoli, passando cioè da toni puri, a toni modulati ("warble") , a rumori in banda stretta. In questo modo l'interesse del bambino permane più a lungo. Le prime frequenze da testare sono  2 e  0.5 kHz. Successivamente,  in base ai livelli di soglia trovati, si passa a  testare la frequenza 4 kHz (se la soglia a 2kHz è più elevata  di quella a 0.5 kHz) e 0.25 kHz (se la soglia a 0.5 kHz è spiù elevata a quella a 2 kHz). Spesso la soglia a 1 kHz può essere stimata  per interpolazione, a meno che non emerga una grande  differenza fra le soglie contigue, nel qual caso è bene procedere all rilievo anche di questa  frequenza.  Quando l'intensità di stimolazione non produce alcuna risposta, è bene aumentare di l'intensità di 10 dB, e quindi ancora ridurre l'intensità fino al livello di non-risposta. Ripetere queste escursioni per più di tre volte non migliora la precisione del rilievo, ed in caso di dubbio è meglio passare ad un'altra frequenza. L'errore più frequente nell'inviare gli stimoli è quello di  presentarli troppo velocemente. Ciò può portare il bambino a ripetere automaticamente le risposte comportamentali, indipendentemente dalla sua percezione dell stimolo.  E' bene usare intervalli variabili fra stimolo e stimolo, e talvolta inserire delle pause, dopo le quali la risposta sarà molto più sicura.

Le soglie ricavate con l'audiometria comportamentale dipendono molto dall'esperienza degli esaminatori.  In condizioni ottimali  si è dimostrato che in bambini normoudenti è possibile definire livelli di soglia di appena 15 dB al di sopra dei valori standard per gli adulti (0 dB HL) (Madell, 1995) 

 

 

 


 

Fig.5.

 

L’audiometria comportamentale a risposte condizionate come strumento diagnostico  è applicabile a bambini di oltre 1 anno di età. Se gli esami sono condotti in ambienti adeguati, da personale esperto (nello schema 2 esaminatori, exp1 exp2), e durante sessioni separate, i risultati possono essere sorprendentemente affidabili. Tali tecniche sono al momento insostituibili per misurare la soglia sulle frequenze gravi, o per misurare il guadagno funzionle di una protesi acustica.

 
 

 

 

 

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

 

3.      American Academy of Pediatrics. (1999). Newborn and infant hearing loss: Detection and Intervention. Task Force on Newborn and Infant Hearing. Pediatrics, 103, 527-530.

4.      Arehart, K. H., Yoshinaga-Itano, C., Thomson, V., Gabbard, S. A., & Stredler Brown, A.(1998). State of the States: The status of universal newborn screening, assessment, andintervention systems in 16 States. American Journal of Audiology, 7, 101-114.

5.      Arslan, E., Prosser, S., Conti G., Michelini S.: Electrocochleography and brainstem potentials in the diagnosis of the deaf child. International Journal of Pediatrica otorhinolaryngology, 251-259.

6.      Bess, F.H., Chase, P.A., Gravel, J.S: et al.(1996): Amplification for infants and children with hearing loss (Pediatric Working Group on amplifiaction for children with hearing deficits), American Journal of Audiology, 5, 53-68.

7.      Berlin, C. I., Bordelon, J., St. John, P., Wilensky, D., Hurley, A., Kluka, E., & Hood, L.J. (1999).Reversing click polarity may uncover auditory neuropathy in infants. Ear andHearing, 19(1), 37-47.

8.      Bola O. (2001). Early detection of hearing in a developing country: what options?. Audiology, 40, 141-147.

9.      Blair, J. C., Peterson, M. E., & Vieweg, S. H. (1985). The effects of mild sensorineuralhearing loss on academic performance of young school-age children. The Volta Review,87(2), 87-93.

10.  Carney, A., and Moeller, M. P. (1998). Treatment efficacy: Hearing loss in children.Journal of Speech and Hearing Research, 41, S61-84.

11.  Coats, A.C.: Electrocochelography: recording techniques and clinical applications. (1986) Seminars in hearing, 7, 247-266.

12.  Dalzell, L., Orlando, M., MacDonald, M., Berg, A., Bradley, M., Cacace, A., Campbell,D., DeCristofaro, J., Gravel, J., Greenberg, E., Gross, S., Pinheiro,  J., Regan, J.,Spivak, L., Stevens, F., & Prieve, B. (1999). The New York State universal newbornNhearing screening demonstration project: Ages of hearing loss identification, hearing aidNfitting and enrollment in early intervention. Ear and Hearing, 21, 118-130..

13.  Diefendorf, A., & Gravel, J. (1996). Behavioral observation and visual reinforcement audiometry. In S. Gerber (Ed.), Handbook of pediatric audiology (pp. 55-83).Washington, DC: Gallaudet University Press.

14.  Doyle, K., Burggraaff, B., Fujikawa, S., Kim, J., & MacArthur, C. (1997). Neonatal hearing screening with otoscopy, auditory brainstem response and otoacoustic emissions. Otolaryngology-Head and Neck Surgery, 116, 597 -603.

15.  Eggermont, J.J.: (1974) Basic principles for electrocohleography. Acta Oto-laryngologica suppl.316, 7-16.

16.  Gorga, M., Neely, S., Bergman, B., Beauchaine, K., Kaminski, J., Peters, J., &Jesteadt, W., (1993). Otoacoustic emissions from normal-hearing and hearing-impairedsubjects: Distortion product responses. Journal of the Acoustical Society of America,93; 2050-2060.

17.  Gravel, J., Berg, A., Bradley, M., Cacace, A., Campbell, D., Dalzell, L., DeCristofaro, J.,Greenberg, E., Gross, S., Orlando, M., Pinheiro, J., Regan, J., Spivak, L., Stevens, F.,& Prieve, B. (1999). The New York State universal newborn hearing screening demonstration project: Effects of screening protocol on inpatient outcome measures.Ear and Hearing, 21, 131 -140.

18.  Hall, J W. (1978). Prediction hearing level from acoustic reflex: a comparison of three methods. Archives of Otolaryngology, 104, 601-606.

19.  Hyde, M. L., Sininger, Y. S., & Don, M. (1998). Objective detection and analysis of ABR: An historical perspective. Seminars in Hearing, 19, 97-113.

20.  Jerger, J., & Hayes, D. (1976) The cross-check principal in pediatric audiology. Archivesof Otolaryngology, 102, 614-620.

21.  John, M.S., Dimitijevic A., vanRoon,P., Picton T.W.: Multiple auditory steady-state responses to AM and FM stimuli.  Audiology and Neuro-Otology, 16, 12-27.

22.  Joint Committee on Infant Hearing. (1994, December). Joint Committee on Infant Hearing 1994 Position Statement. ASHA, 36, 38-41.

23.  Karchmer, M., & Allen, T. (1999). The functional assessment of deaf and hard of hearing students. American Annals of the Deaf, 144, 68-77.

24.  Keefe, D. H., & Levi, E. (1996). Maturation of the middle ear and external ears: Acousticpower-based responses and reflectance tympanometry. Ear and Hearing, 17, 361-373.

25.  Kraus, N., Ozdamar, O., Stein, L., & Reed, N. (1984). Absent auditory brain stem response: Peripheral hearing loss or brain stem dysfunction? Laryngoscope, 94,400-406.

26.  Liden G., Kankkunen A. (1969) Visua reinforcement audiometry. Qcta Otolaryngologica, 67, 281-292.

27.  Mason, J., & Hermann, K. R. (1998). Universal infant hearing screening by automated auditory brainstem response measurement. Pediatrics, 101, 221-228.

28.  Northern, J., Dawns M.: (1978).  Hearing in children. Baltimore, William and Wilkins

29.  Oyler, R. F., Oyler, A. L., & Matkin, N. D. (1988). Unilateral hearing loss demographic and educational impact. Language, Speech, and Hearing Services in Schools, 19,191-200.

30.  Prieve, B., Gorga, M., Schmidt, A., Neely, S., Peters, J., Schulte, L., & Jesteadt, W.(1993). Analysis of transient-evoked otoacoustic emissions in normal-hearing and hearing-impaired ears. Journal of the Acoustical Society of America, 93, 3308-3319.

31.  Prieve, B. A., Fitzgerald, T. S., Schulte, L. E., Demp, D. T. (1997). Basic characteristicsof distortion product otoacoustic emissions in infants and children. Journal of the Acoustical Society of America, 102, 2871-2879.

32.  Starr, A., Picton, T. W., Sininger, Y., Hood, L .J., & Berlin, C. I. (1996). Auditoryneuropathy. Brain, 119, 741-753.

33.  Stelmachowicz, P. G. (1999). Hearing aid outcome measures for children. Journal of theAmerican Academy of Audiology, 10(1), 14-25.

34.  Turner, R.G., Cone-Wesson, B.K.: Prevalence rates and cost-effectivness of risk factors. In "Screening children for auditory function", Bess,F.H., Hall, J.W. (eds.), Nashwille, Bill Wilkerson Press, 79-104

35.  Widen,J.E.: (1993) Adding obiectivity to infant behavioral audiometry. Ear and Hearing, 14, 49-57

36.  Yoshinaga-Itano, C. (1995). Efficacy of early identification and intervention. Seminars in Hearing, 16; 115-120.

37.  Yoshinaga-Itano, C., Sedey, A., Coulter, D.K., & Mehl, A. L. (1998). Language of earlyand later identified children with hearing loss. Pediatrics, 102, 1161-1171.

 

 






   •            •              •  Main






Click Here!