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Nuove Metodiche di Analisi OAE: Impronte Digitali Acustiche
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G. Zimatore, M.Cavagnaro, A.
Colosimo
Department of Biochemical Sciences and CISB, University "La Sapienza" Roma
Introduzione
L’interesse
per le impronte digitali acustiche nasce dall’idea che per realizzare un
corretto modello biofisico di un sistema fisiologico se ne debba riprodurre
piuttosto che il comportamento medio, la variabilità delle caratteristiche
individuali. In questo lavoro vengono presentati i risultati ottenuti
dall’analisi delle emissioni otoacustiche evocate da transienti (TEOAE)
nell’ambito più vasto dello studio e della modellizzazione di segnali
fisiologici.
Fig.1
Le
emissioni otoacustiche sono segnali generati dai micro-meccanismi
attivi presenti nelle cellule cicliate esterne (OHC) all’interno
dell’organo del Corti nella coclea (1). Il quesito
a cui s’intende rispondere è relativo all’origine ed alla localizzazione
delle caratteristiche individuali delle emissioni otoacustiche
già osservate dagli autori nelle TEOAE (2). Ci si
chiede cioè se esse siano dovute a fattori genetici o se vadano
delineandosi con l’esperienza; se derivino principalmente da
caratteristiche morfo-anatomiche dell’orecchio medio oppure
da specifiche proprietà della coclea che rendono possibile la
riflessione delle onde acustiche in emissioni otoacustiche.
A questo
scopo si è scelto di utilizzare la tecnica dell’analisi delle
ricorrenze che permette di rivelare la struttura fine dei segnali
TEOAE (3) per individuare
e fattorizzare i contributi dell’orecchio medio e dell’orecchio
interno (Fig.1).
Risultati
I risultati sono divisi in due sezioni distinte: la prima riguarda
i segnali di individui adulti normoacusici confrontati con segnali patologici,
registrati in soggetti affetti da patologie localizzate nell’orecchio medio o
nella coclea, attraverso una batteria di test clinici convenzionali (Fig.2).
Nella seconda gli stessi segnali di riferimento sono confrontati con segnali
simulati, ottenuti a partire da un modello dell’orecchio basato sull’analogia
elettro-acustica e proposto da Giguerre e Woodland (4). Il comportamento del modello è stato analizzato tramite il
programma di simulazione di circuiti elettronici PSPICETM,
modificando gli elementi circuitali corrispondenti a specifiche parti
anatomiche dell’orecchio medio e della coclea.
Per realizzare il confronto ci si è riferiti ad un “Training Set”
costituito da 73 segnali di un gruppo omogeneo in età di individui adulti
normoacusici. Per ciascun segnale sono stati calcolati i tre descrittori
globali dell’analisi delle ricorrenze (RQA): %ricorrenza , %determinismo
ed entropia (2-3) e calcolate le componenti
principali (PC) della matrice unità-variabili (di dimensione 73*3). Sul piano
individuato dalle prime due componenti principali (5)
(variabilità spiegata: PC1=85.42%, PC2=9.23%) si rappresenta la variabilità
individuale stimata sull’intera popolazione adulta sana (nel cerchio centro
zero e raggio 2 cadono il 99% dei segnali) (Fig.3).
Patologie
acustiche considerate:
Patologie
neurosensoriali, SHL (Disfunzioni della coclea):
1.Traumi
da rumore
2.
Perdite uditive estese e irreversibili
Patologie
trasmissive, CHL (Disordini dell’orecchio medio):
1.
Otite media, perforazione del timpano..
2.
Otosclerosi o rigidità ossicolare
Fig.2
Fig.3
Sono
state proiettate (secondo i coseni direttori del Training set) le PC1 e PC2
calcolate sui descrittori di ricorrenza dei due “Test Set”: segnali patologici
(Fig.4) e segnali simulati (Fig.5).
Si può
osservare che:
I.
Le patologie a carico dell’orecchio medio escono bruscamente dalla
regione della variabilità individuale della popolazione adulta sana, mentre non
si verifica per quelle patologie a carico della coclea per le quali c’è ancora
segnale (nel caso di completa distruzione della funzione cocleare non si
registrerebbero affatto emissioni otoacustiche).
II.
Piccole variazioni fisiologiche (come indicate in letteratura)
dell’orecchio medio si sovrappongono ai segnali di riferimento (CHL in Fig.5); drastiche alterazioni di intere
regioni cocleari proiettano i punti corrispondenti all’esterno della regione
individuata dai segnali di riferimento (i 4 punti “coclea” con PC2>2 in Fig.5).
Fig.4
Fig.5
Conclusioni
e Prospettive
Da queste osservazioni risulta che il contributo dell’orecchio
medio è predominante nelle caratteristiche dinamiche delle emissioni
otoacustiche ed in particolare nelle impronte digitali acustiche.
In
futuro si intende sfruttare a fondo il modello per simulare le diverse
patologie, e per confrontare i segnali prelevati in diversi punti della linea
di trasmissione, in particolare all’uscita della coclea.
Altri
sviluppi previsti riguardano l’utilizzazione una più ampia del modello, oggi
ristretta alle sole TEOAE; raffinando la rappresentazione fenomenologica
dell’amplificatore cocleare che simula i micro-meccanismi attivi delle cellule
ciliate esterne, a nostro avviso l’aspetto più debole del modello al suo stato
attuale.
Bibliografia :
- Probst R., B.L.
Lonsbury-Martin, G.K.Martin. A review of otoacoustic emissions. J.
Acoust. Soc. Am. 89: 2027-2067, 1991.
- Zimatore G., Parlapiano C.,
Grisanti G., Giuliani A. and Colosimo A. "Revealing deterministic
structures in click-evoked otoacousticemissions"J. Appl. Physiol.88:
1431-1437, 2000.
- Zimatore, G., Hatzopoulos, S.,
Giuliani, A., Martini, A., Colosimo, A.: Comparison of transient
otoacoustic emission (TEOAE) responses from neonatal and adult ear. J.
Appl. Physiol. 92 2521-2528, 2002.
- Giguerre GC and Woodland PC. A
computational model of the auditory periphery for speech and hearing
reserch. I. Ascending path. J. Acoust. Soc. Am. 95, 331-342, 1994.
- Bartholomew DJ. The foundation
of factor analysis. Biometrika. 71: 221-232, 1984.
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